I soprani neri – LO SCALPO

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“Care amiche sono in Belgio STOP porto scalpo maestro STOP aeroporto Marconi ore 24 desiderosa riabbracciarvi tutte STOP”.

Le soprano, alla lettura del messaggio della moressa, corsero tosto all’aeroporto sgommando, con breve tappa a Casalecchio per cenare.

Alle 24 erano nella hall,  tutte disposte in fila con gli occhiali da sole per non farsi riconoscere. Difatti la moressa passò oltre senza fermarsi, col suo passo elegante e un po’ sornione. Indossava un abito di tweed e ciancicava ‘na gomma americana portando una valigia rossa e una specie di cappelliera sotto il braccio.

Fine donzella niuna fischiò con due dita e la moressa tornò sui suoi passi per abbracciare ad una ad una le care amiche assassine che, a quel punto, si tolsero gli occhiali da sole.

Poi tutte nove saltarono nella macchina della moressa per andare a casa della querzona dove fu aperta la cappelliera ed estratto lo scalpo del maestro.

La moressa raccontò di come a Brussels avesse raggiunto l’hotel Metropole e bussato alla porta della camera del truffatore fingendosi la sua segretaria, infine di come la porta si aprì senza che il maestro si palesasse.

– Io non l’ho visto, non c’era! – disse la moressa
– Ma allora lo scalpo di chi è? – chiesero i soprani
– Non lo so, era appoggiato sul comodino – disse la moressa
– Ma questo è un parrucchino! – disse la castana analizzando l’elemento
– Può essere che il maestro sia pelato e, subodorando che io non ero la segretaria, sia fuggito scordandosi  ‘sta mezza lana – continuò la moressa – ora che ci penso infatti non ho bussato, la porta era socchiusa.

– Beh almeno moressa non ti sei macchiata di scalpicidio! –

E per chiudere la nottata mangiarono formaggio con un Passito di Pantelleria che la querzona aveva ordinato online.

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