I soprani silenziosi non sapevano che pesci pigliare. Erano colpevoli, certo, ma poco disposte a tornare sui loro passi; del resto nessuna aveva il potere di resuscitare i morti, benché la fatina pensasse che il lambrusco possa far miracoli. Non era comunque il caso di proporre vino dopo la gaffe della moressa.
Fuori pioveva e gli occhi dell’orfano luccicavano nella penombra.
I soprani furono attraversati da moti interiori diversi a seconda del carattere e del segno zodiacale di appartenenza: c’erano i soprani d’acqua che pensarono di affogarlo, quelli di fuoco che volevano bruciarlo, quelli di aria solo gonfiarlo e quelli di terra invece seppellirlo vivo.
Ci fu un silenzio profondo poi qualcosa saltò dalla finestra aperta: un gattaccio. Con la coda dritta passò tra i soprani e raggiunse il divano verde per acquattarsi a biascicare i semi di zucca lasciati dalla querzona.
Un gemito, prima lieve poi sempre più forte alterò a poco a poco l’aria, ma non era il gatto, nemmeno la mezzabionda.
Fu l’orfano che prese a singhiozzare e, aumentando il volume del pianto all’inverosimile, si accasciò infine sul divano con il gattaccio.
I soprani allora convertirono i loro neri pensieri in pietà e presero a consolarlo, promettendogli che avrebbero avuto cura di lui più della sua stessa mamma. Ma lo spilungone non smetteva di piangere.
Presero tutti i vini dalla credenza (teroldego, lambrusco, passito, prosecco, trebbiano, verdicchio ecc) ma nemmeno questo valse, allora la più alta progettò un grande progetto di beneficenza: adibire nella sede del CantEN una cucina per dare conforto ai familiari delle loro vittime, passate presenti e future.
Tutte furono entusiaste dell’idea e anche il figlio della segretaria morta smise di piangere.
La mezzabionda volle fare subito un piatto ma la più alta disse che siccome l’idea della cucina era sua avrebbe coordinato lei i lavori e sussunto dei soprani solo chi si comportava bene. Le fu donato un grande cappello da chef che la rese ancora più alta e tutte si misero al suo servizio. La mezzabionda, nel ruolo di vice-chef, propose una tortaccia speciale, che sarebbe stata fatta prima assaggiare al gatto per precauzione.
La chef alta accettò e col cappellone nuovo in testa iniziò a dirigere i lavori. Anche l’orfano ebbe un suo ruolo: lavapentole, che lo rese felice e integrato.