Archivio mensile:febbraio 2018

I soprani neri – OPERE BENEFICHE

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I soprani silenziosi non sapevano che pesci pigliare. Erano colpevoli, certo, ma poco disposte a tornare sui loro passi; del resto nessuna aveva il potere di resuscitare i morti, benché la fatina pensasse che il lambrusco possa far miracoli. Non era comunque il caso di proporre vino dopo la gaffe della moressa.

Fuori pioveva e gli occhi dell’orfano luccicavano nella penombra.
I soprani furono attraversati da moti interiori diversi a seconda del carattere e del segno zodiacale di appartenenza: c’erano i soprani d’acqua che pensarono di affogarlo, quelli di fuoco che volevano bruciarlo, quelli di aria solo gonfiarlo e quelli di terra invece seppellirlo vivo.

Ci fu un silenzio profondo poi qualcosa saltò dalla finestra aperta: un gattaccio. Con la coda dritta passò tra i soprani e raggiunse il divano verde per acquattarsi a biascicare i semi di zucca lasciati dalla querzona.

Un gemito, prima lieve poi sempre più forte alterò a poco a poco l’aria, ma non era il gatto, nemmeno la mezzabionda.
Fu l’orfano che prese a singhiozzare e, aumentando il volume del pianto all’inverosimile, si accasciò infine sul divano con il gattaccio.

I soprani allora convertirono i loro neri pensieri in pietà e presero a consolarlo, promettendogli che avrebbero avuto cura di lui più della sua stessa mamma. Ma lo spilungone non smetteva di piangere.

Presero tutti i vini dalla credenza (teroldego, lambrusco, passito, prosecco, trebbiano, verdicchio ecc) ma nemmeno questo valse, allora la  più alta progettò un grande progetto di beneficenza: adibire nella sede del CantEN una cucina per dare conforto ai familiari delle loro vittime, passate presenti e future.

Tutte furono entusiaste dell’idea e anche il figlio della segretaria morta smise di piangere.

La mezzabionda volle fare subito un piatto ma la più alta disse che siccome l’idea della cucina era sua avrebbe coordinato lei i lavori e sussunto dei soprani solo chi si comportava bene. Le fu donato un grande cappello da chef che la rese ancora più alta e tutte si misero al suo servizio. La mezzabionda, nel ruolo di vice-chef, propose una tortaccia speciale, che sarebbe stata fatta prima assaggiare al gatto per precauzione.

La chef alta accettò e col cappellone nuovo in testa iniziò a dirigere i lavori. Anche l’orfano ebbe un suo ruolo: lavapentole, che lo rese felice e integrato.

I soprani neri ; GERECHTIGKEIT

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I nove soprani rimasero in silenzio fissando il dandy ed il suo volto così somigliante a quello della segretaria morta. Ricordarono la fotografia trovata nel cassetto dove era ritratto infante tra le braccia della sua mamma ed un po’ si commossero. Ma il fumo del bocchino continuava ad impestare l’aria.

– Qui non si può fumare – disse niuna prendendo coraggio – non te l’ha insegnato la tua mamma?

La mezza bionda le diede una gomitata, la castana sgranò gli occhi, la saggia e la più alta si guardarono disperate, la moressa pensò di andarsene al bar ma fu afferrata dalla fatina che pestò niuna che gridò ahia offendendo la sensibilità acustica della querzona che allora spinse la più nera verso l’orfano.

Sorrise, la più nera, e per mascherare l’imbarazzo disse:
– Di che segno sei?
– Cancro – rispose l’uomo
– Di sicuro al polmone,  visto quanto fumi – esclamò la più nera

Querzona la afferrò per la gonna e mandò avanti la moressa che sembrava più tranquilla.

– Non devi fumare, fa male ragazzo, vuoi bere piuttosto, abbiamo diversi vini qui?
– In effetti ho molta sete
– Vuoi del Teroldego?
– No, ho sete di GIUSTIZIA – sentenziò lo spilungone.

Un tuono tuonò nel cielo, la pioggia scrosciò improvvisa sulla sede del CantEN e i nove soprani rabbrividirono.

https://youtu.be/j7T0jRpsb2Y

I soprani neri – L’ORFANO

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Il volto pallido della segretaria morta guardava fisso i nove soprani, spiccando in modo assai sinistro nel verde dell’immenso divano dietro cui avevano mangiato semi di zucca la querzona e lo spazzacamino solo mezz’ora prima. La morta, o il suo spettro, teneva le gambe accavallate dondolando il piede destro e fumigando con un lungo bocchino nero tra le dita.

– Che fa fuma? – disse la castana
– Alla francese, col bocchino, che coraggio! – esclamò la fatina con la mano pronta sul machete sotto il golfino
– In sede poi, dove non si potrebbe! – precisò niuna
– Non è un bocchino ciecate, è il dito sozzo carbonizzato dal fuoco infernale – disse la più nera che ne sapeva a pacchi di robe infernali
– Mettiti gli occhiali e guarda meglio – intimò la querzona
– Io non voglio vedere, scappiamo ragazze – soffiò con voce tremula la mezzabionda
– Manteniamo la calma – disse la più saggia
– Giusto, proviamo a chiederle cosa vuole – disse la più alta
– Vado io – affermò la moressa.

E si avviò come se andasse al bar a pigliare un cappuccino, senza paura, con incoscienza, verso il divano verde. Ma la segretaria morta si alzò elevandosi in tutta la sua altezza. Il pavimento scricchiolò e il vento di fuori si alzò d’improvviso sbattendo una finestra con violenza verso l’interno.

La segretaria apparve ai soprani molto alta, molto più alta della più alta, fu constatato in seguito, alta quasi due metri in verticale.

Fu chiaro e ben visibile a tutte che davvero teneva un bocchino fumigante tra le dita, che era pallida come un cencio, con le occhiaie fonde dei fumatori accaniti e che indossava un completo giacca e pantaloni un po’ dandy.

Fu anche chiaro che non fosse propriamente una donna ma un uomo molto somigliante alla segretaria morta, il quale, con voce baritonale disse:

– Sono il figlio della mia mamma che voi avete ucciso  –

I soprani neri – A VOLTE RITORNANO

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L’indomani la querzona e lo spazzacamino lavorarono alacremente per fissare sopra il portone del CantEN la cetra rubata e per affiggere nel salone la croce prelevata dalla cripta di San Zama. La C della tomba del Carducci fu posta sopra il camino per accontentare lo spazzacamino, il quale riteneva ci fosse una importante attinenza misterica tra il buco del camino e la sede del CantEN.

Alla fine la querzona soddisfatta postò in watsup un invito ai soprani a raggiungerla al più presto e si nascose dietro il grande divano verde con lo spazzacamino a mangiare semi di zucca.

I soprani arrivarono alla spicciolata e si fermarono incantati davanti al portone ad ammirare la cetra. Allora querzona uscì fuori battendo le mani con lo spazzacamino dietro ed entrambi rivelarono i misfatti della loro notte brava, mostrando poi la croce di ferro e la C all’interno.

Mentre si confrontavano allegramente sull’arredamento da migliorare arrivò la polizia sgommando con quattro volanti. Spaventate, le 9 si infilarono dentro il camino e, appoggiandosi l’una all’altra, arrancarono su per la scala dello spazzacamino arrivando in men che non si dica in cima al tetto.

Da lì tesero gli orecchi, ma non si sentiva niente e si distrassero chi a guardare il panorama, chi a tentare di ripulirsi dalla fuliggine. Poi la polizia se ne andò e ridiscesero tutte nel salone, senza lo spazzacamino che se ne andò invece per i tetti suoi.
– Ora basta giocare, sono stanca – disse la p.a. – e ho anche fame!
– Andiamo a mangiare – dissero tutte insieme.

Ma uscendo si accorsero che c’era qualcuno seduto sul divano verde che le fissava.

Non aveva un bell’aspetto, era bianco in volto, e assomigliava molto alla segretaria morta.

I soprani neri – LA QUERZONA IN CRIPTA

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La Querzona era stata in silenzio in un angolo invece di lasciarsi andare alle danze e all’allegria. Lo spazzacamino tentò di coinvolgerla gettandole un po’ di fuliggine nei capelli ma nemmeno questo la animò. Il fatto è che stava pensando a un colpaccio utile per il CantEN e, quando tutte andarono finalmente a dormire, chiese allo spazzacamino di accompagnarla in Certosa.

Egli, oramai affezionato alle coriste, prese il motorino e la caricò fiducioso. Era buio ma si vedeva lo stesso la fuliggine che la querzona perdeva dai capelli ed i suoi piedi, tenuti all’infuori, spaccavano l’aria mefitica della città.

Arrivati in Certosa – era già l’una di notte – scavalcarono il cancello e si recarono nella parte più antica, sotto la tomba di Carlo Broschi. Qui la querzona rubò la cetra di marmo staccandola dalla lapide con il suo piede di porco, poi volle passare dalla tomba del Carducci dove rubò la lettera C. Lo spazzacamino, entusiasta, accettò anche di portarla alla cripta di San Zama dove la querzona portò via la croce di ferro dall’altare.

Terminato il saccheggio i due tornarono in via dei cori stanchi n. 8 e qui posarono la refurtiva con la quale avrebbero abbellito l’indomani l’ingresso della sede del CantEN, per fare una sorpresa ai soprani.

fine della ventesima puntata

I soprani neri – DAL DIARIO DELLA SEGRETARIA MORTA

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“24 Dicembre 2017

Caro amore, la giornata di ieri è stata orribile. Il riscaldamento in sede non funzionava, si è rotto un tubo e un cane mi ha morso il tallone, ma ancor peggio è stata la serata a selezionare le tue coriste, davvero disgustose. I loro curricula li ho buttati subito nel cesso, mi sono trascritta giusto le loro email per inviare al più presto i solleciti di pagamento. Quando vieni? Ci aspetta il paradiso forever.”

Questo era il tono di una pagina del diario della segretaria assassinata. Le coriste, furibonde, programmarono di profanare la sua tomba non appena fosse stata installata alla certosa, ma continuarono a leggere.

“Una si è presentata con la chitarra e, al mio invito di posarla, ha intonato una versione de La mula de Parenzo invitando tutte ad unirsi. Quelle hanno cominciato a battere le mani e far gorgheggi e mi è venuto il mal di testa. Te lo dico senza mezzi termini: con quelle voci puoi metter su un coro da strada di periferia, ma una periferia molto lontana dal centro, in zona industriale, dove andarci la domenica quando i capannoni sono chiusi. Facciamo che affitto un capannone che costa poco e le incontri una volta o due là dentro, io aumento il riscaldamento e le facciamo sobbollire mentre gorheggiano.
Comunque ho tagliato corto dicendo loro che le avremmo a breve convocate, che ti trovavi all’estero ma saresti arrivato presto. Ma quando arrivi?”

– Basta, è troppo, dobbiamo beccare il maestro e consegnarlo alla giustizia – disse la più alta togliendosi una scarpa e torcendo nervosamente il tacco tra le dita
– Prima il maestro passa di qua e gli facciamo un concerto – affermò la cattivella – garantito!
– Calma ragazze, non possiamo rivolgerci alla giustizia – disse la saggia
– Ah già, la giustizia siamo noi – disse la fatina estraendo il machete da sotto il golfino coi brillantini.

Mentre così ragionavano venne lo spazzacamino con i suoi strumenti e portò un pò di quiete ed allegria. La castana cattivella scattò molte fotografie, anche delle pagine del diario. La mezzabionda atterrita sgranava gli occhi chiedendo ripetutamente allo spazzacamino se suonasse a orecchio o con gli spartiti. Lo spazzacamino  le diede un flauto traverso imponendole di soffiarci dentro per farla star zitta. Così danzarono fino a notte fonda. La più nera indossava una gonna lunga e larga che spostava correnti d’aria. Alcuni ragni attoniti negli angoli della sede del CantEN stavano immobili per paura di quel vento.

Sigla:  https://www.youtube.com/watch?v=DGm6wPDsrRw

I soprani neri – NESSUN RIMORSO

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Il ritrovamento della lettera scarlatta aveva portato i soprani a scoprire che il maestro se la intendeva con la segretaria ed il viaggio della moressa aveva aggiunto l’indizio del parrucchino a dimostrazione che il maestro, oltre che un gran filibustiere, era pelato.

Ora bisognava andare oltre, aprire gli altri cassetti, trovare nuove verità. Ci fu un’animata discussione su chi avesse stavolta intascato le restanti due chiavi.

Dapprima fu accusata la mezzabionda, che giurò e spergiurò di non averle, poi vennero perquisite la fatina, la castana, niuna e la nera, che si ribellarono al grido:
– Pensate che siamo disoneste solo perché siamo più basse? –

E fu deciso democraticamente di perquisire le alte in ordine inverso, ma le chiavi non si trovarono. Pensa e ripensa la querzona ebbe un’idea geniale:
– Scusate , qual è il problema? Apriamo i cassetti con questo –
e tirò fuori dalla credenza un piede di porco.

Con entusiasmo tutte saltarono sul monovolume e si diressero cantando Hosianna in via dei cori stanchi numero 8. Arrivate colà, dopo essersi fermate in tangenziale a contemplare l’alba, entrarono facendo molto rumore, perché nel frattempo il luogo era stato messo sotto sequestro dalla polizia e occorreva sfondare la porta.

Col piede di porco scassinarono anche i cassetti e trovarono: un registratore,  un diario, un paio di collant e la fotografia della segretaria con un bambino in braccio.

– Oddio la segretaria ha un figlio – disse la castana
– Non potevamo saperlo – risposero in coro

In cuor loro ebbero un pizzico di rimorso, che passò subito quando cominciarono a leggere il diario della segretaria nelle pagine in cui le descriveva ad una ad una con dovizia di particolari.