I soprani neri. LA MORESSA A BRUSSELS

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Quando tutti i soprani caddero addormentati per il vino, la moressa prese una delle  chiavi sputate dalla mezzabionda e aprì il primo cassetto. Là c’era una lettera scarlatta a firma “direttore del CantEn” che invitava la segretaria a raggiungerlo in Belgio, stando ben attenta a ricordarsi di prender su la valigetta con tutto dentro.

La moressa perplessa si guardò attorno e vide che sotto la scrivania stava una valigetta di finta pelle chiusa, ma con nessuna delle altre chiavi riuscì ad aprirla.

Difatti la lettera continuava così:
– la chiave ce l’ho io cara, non preoccuparti, devi solo raggiungermi al hotel Metropole dove ti aspetto con ansia e litri di champagne –

A guardar bene nel cassetto c’era anche il biglietto aereo e un bigliettone da 500 euro.

Non potendone più del misterioso maestro, furibonda la moressa decise di prenderlo in castagna. Era ormai chiaro si trovasse colà in attesa della sua complice e che il coro era tutta una truffa messa in piedi dai due per trasferirsi all’estero a fare la bella vita alle spalle delle 9 ingenue.

Dunque tracannò l’ultimo sorso di teroldego rotaliano doc, lanciò un bacino agli 8 soprani che russavano sparsi sul pavimento, e chiamò un taxi che sgommò via veloce al suo ordine perentorio: “all’areoporto, chaffeur!”

airb

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