Le Nereidi – Nettuno

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Le quattro ragazze crebbero bellissime e bravissime. La mamma era fiera di loro e il padre naturalmente sentenziava che era tutto merito suo.

Crescendo presero a vagab(ondare) in tutte le direzioni. Seguivano i pesci o si spingevano fino alle costa per spaventare i bambini. I pescatori facevano a gara per acchiapparle mentre incauti nuotatori che si spingevano al largo se le ritrovavano tra le gambe rischiando di affogare.

Quando uscivano dalla grotta adornavano i capelli di perline, intrecciate con fili di alga marina e conchiglie. Sfrecciando via fluide creavano vibrazioni, bolle e un giocoso tintinnio che si perdeva nel vento.

Un giorno pieno di sole, mentre cavalcavano tra i flutti verso ovest, videro in lontananza un carro a pelo d’acqua condotto da un uomo brunito che reggeva un tridente nella mano destra. Era Nettuno possente, su una tridacna enorme, trainata da specie di cavalli con branchie e code di pesce.

Schiumando correva verso lo Ionio.

Il ragazzone aveva una doppia vita, facendosi chiamare Poseidone nell’Egeo e Nettuno in Italia. Andava avanti e indietro trasportando sabbia e ogni sorta di materiale edile raccolto alla rinfusa dove sapeva lui. In questo mestiere lo aiutavano i tritoni figli di Dagon, migranti della Mesopotamia.

nettunored

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