I soprani neri – LO SPAZZACAMINO

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Niuna guardo fisso le coriste, una ad una negli occhi, e tirò fuori una bottiglia con nove bicchieri che aveva nella borsetta. Versò lenta un liquido violaceo, alzò il bicchiere al cielo e impose un brindisi al magnifico futuro che le aspettava, ai mille concerti, ai successi canori, agli incontri e ai luoghi che avrebbero illuminato con la loro impegnata presenza. Tutte bevvero con entusiasmo e, bisogna dire, quella specie di vino era proprio buono perché se ne fecero versare un secondo bicchiere.

Poi Niuna schiantò il bicchiere contro un camino che nessuna aveva notato dato il freddo che faceva, e d’improvviso, in mezzo alla vecchia cenere e alla caligine, con gran fragore, comparve uno spazzacamino piuttosto malmesso ma molto allegro.

In otto fecero “ostia” e Niuna contenta lo invitò ad entrare e a sedersi. Lo spazzacamino conosceva bene la casa per aver pulito il camino per tanto tempo, ma non si stupì di trovarci 9 coriste, anzi cominciò ad usare la tastiera e le fece cantare e ballare tutta la sera.

No, non era il maestro del coro. Disse che non sapeva nulla di lui, che aveva conosciuto la segretaria ed era contento che fosse finalmente morta. Poi entrò nel camino, verso la mezzanotte, e scomparve. Andandosene fece tanto emozionare la mezzabionda che si mise a singhiozzare. Disse che aveva perso del tutto la voce e aveva la tosse e nel tossire sputò le tre chiavi trovate nel calzino della segretaria. Coff, e una, coff e due, stracoffcoff e tre.

La saggia si complimentò con Niuna, chiese scusa per avere dato  delle irresponsabili alle coriste, e la sera si chiuse a tarallucci… ed altro vino che aveva la moressa in macchina: un Telroldego Rotaliano Doc.